Impegno globale e consapevolezza contro lo spreco alimentare
Giornate nazionali e internazionali o report che fanno il punto della situazione da soli non bastano: contro lo spreco alimentare bisogna accelerare il passo
Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura (FAO), ancora oggi circa un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato ogni anno. Un totale di 1,3 miliardi di tonnellate, equamente suddivise tra paesi industrializzati (670 milioni di tonnellate) e quelli in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate), per una perdita totale che sfiora i 1.000 miliardi di dollari USA a livello mondiale. Di contro, oltre 820 milioni di persone vivono ancora in uno stato di scarsa nutrizione e con l’incubo della fame. Di fronte a questi numeri sembra piuttosto difficile riuscire a raggiungere il target 12.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite, ovvero: “Dimezzare, entro il 2030, lo spreco di cibo a livello globale a livello di venditori e consumatori, e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e di fornitura, incluse le perdite post-raccolta”. Eppure, come spiegano gli esperti, ridurre questi sprechi è possibile e porterebbe notevoli vantaggi, dal miglioramento di efficienza e sostenibilità dei sistemi alimentari a una serie di benefici per l’ambiente.
La consapevolezza prima di tutto
“Come possiamo permettere che il cibo venga buttato quando oltre 820 milioni di persone nel mondo continuano a soffrire la fame ogni giorno?”. Lo chiede Qu Dongyu, Direttore Generale della FAO, nell’introduzione all’ultima edizione del report annuale State of Food and Agriculture (SOFA), lanciata a ottobre 2019. “La nostra lotta contro la perdita e lo spreco di cibo potrà essere davvero efficace solo quando tutti gli sforzi saranno basati su una solida comprensione del problema” aggiunge. Per raggiungere l’obiettivo “Spreco Zero” è quindi necessario in primo luogo che tutti siano consapevoli del problema. Se ne sono resi conto gli esperti internazionali, tanto che nel 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficializzato l’introduzione della Giornata internazionale della Consapevolezza Sugli Sprechi e le Perdite Alimentari che verrà celebrata il 29 settembre e che si aggiunge alle tante giornate nazionali, come per esempio la Giornata Italiana di Prevenzione dello spreco alimentare fissata per il 5 febbraio di ogni anno.

E se queste giornate non fossero sufficienti, per aumentare la consapevolezza si può puntare anche su campagne informative come quella messa in campo dal World Food Programme (WFP) e lanciata a ottobre 2019 come #StopTheWaste.
Diverso lo spreco, diversa la soluzione
“#StopTheWaste è una campagna rivolta a tutti lungo la catena che porta dal campo fino alla tavola” precisa Corinne Woods, Chief Marketing Officer del WFP, sottolineando come ciascuno debba fare la propria parte “Non importa che tu sia un agricoltore in Nigeria o il cliente di un ristorante a New York” dice. Importa però capire come ciascuno degli attori coinvolti possa dare un contributo reale alla lotta allo spreco, e dal momento che le ragioni alla base della perdita/spreco di cibo sono molto diverse nei diversi contesti, non può esistere una soluzione che vada bene per tutti. Ecco perché le iniziative della campagna Save Food della FAO sono disegnate seguendo un approccio mirato, con strategie che si adattano ai bisogni specifici dei singoli paesi o delle singole regioni. Nell’Unione Europea può quindi essere utile cercare di ridurre gli sprechi nelle scuole ottimizzando processi e collaborazioni, mentre in paesi come l’Angola è molto più importante cercare di limitare le perdite nelle prime fasi della catena di produzione, magari riprendendo tecniche agricole tradizionali. Tanti dunque gli ostacoli da affrontare e che, a detta degli esperti FAO, non possono essere superati senza aumento dell’attenzione sul problema, collaborazione e coordinamento tra le diverse iniziative a livello globale, sviluppo di programmi e politiche ad hoc e investimenti pubblici e privati perché tali programmi possano prendere il via.
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