06 Giugno 2017
Food Sustainability Index: per trovare il cibo veramente “buono”
Un indice frutto della collaborazione internazionale tra BCFN e l’Economist Intelligence Unit (EIU) aiuterà i policy makers, società civile, settore privato e semplici cittadini a prendere decisioni consapevoli e corrette per diffondere le buone pratiche riguardo al cibo sostenibile per la salute e per l’ambiente.
Perché un cibo possa davvero essere definito “buono” non basta che sia ricco di gusto. “Il cibo italiano è tra i più buoni al mondo quando si parla di gusto, ma come sistema alimentare possiamo e dobbiamo fare meglio” dichiara Guido Barilla, presidente di BCFN. E proprio per capire quali sono i paesi con i migliori sistemi alimentari che nasce il Food Sustainability Index (FSI), l’indice di sostenibilità del cibo, presentato ufficialmente a Milano il 1 dicembre 2016 nel corso del 7° Forum internazionale su cibo e nutrizione organizzato da BCFN.
Non una semplice classifica
Tre le colonne portanti sulle quali si è basata l’analisi, svolta in collaborazione tra BCFN e gli esperti della The Economist Intelligence Unit (EIU): agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo. Valutando 58 parametri appartenenti a queste tre macro-categorie, gli esperti sono giunti alla realizzazione del nuovo indice di sostenibilità alimentare, stilando la classifica dei paesi dove il cibo rispetta sia i criteri salutistici sia quelli ambientali e sociali. “Il nuovo indice è uno strumento diagnostico, di pianificazione e di monitoraggio” sottolinea Barbara Buchner, direttore esecutivo Climate Finance-Climate Policy Initiative e membro del board BCFN, ma “la classifica finale, in realtà, rappresenta la parte minore del progetto” spiegano Adam Green, senior Editor EIU, e Lucy Hurst, direttore EIU Consulting, EMEA, che nel corso del Forum milanese hanno presentato i risultati raggiunti. “In verità si tratta di una vera e propria ‘call to action’ per tutte le nazioni che puntano alla sostenibilità e un modo per imparare dai paesi più virtuosi, quelli in cima alla classifica”.
I risultati in sintesi
In cima alla classifica dei paesi dove il sistema alimentare è più sostenibile si collocano Francia, Giappone e Canada, risultati i tre migliori sui 25 analizzati (nello specifico, 20 paesi in rappresentanza dei due terzi della popolazione globale e dell’85 per cento del PIL mondiale, più cinque nazioni provenienti da regioni altrimenti non rappresentate come Nigeria, Etiopia, Colombia, Emirati Arabi Uniti e Israele). La medaglia d’oro assegnata ai francesi è legata soprattutto alle politiche nazionali sullo spreco di cibo e al loro approccio razionale all’alimentazione, mentre Giappone e Canada ottengono rispettivamente il secondo e il terzo posto grazie alle politiche di agricoltura sostenibile e alla diffusione di regimi alimentari equilibrati. In coda alla classifica l’India che, assieme a paesi come Arabia Saudita ed Egitto, deve far fronte alla doppia sfida malnutrizione/obesità e deve migliorare notevolmente anche nelle politiche agricole e in quelle di lotta agli sprechi. L’indice si è rivelato utile anche per tracciare alcune linee di tendenza all’interno del quadro globale, mettendo in luce, per esempio, le gravi carenze di micronutrienti nei paesi a medio e alto reddito, o la crescita dell’obesità nei paesi in via di sviluppo. Tutti i dettagli si possono scoprire visitando il sito https://www.barillacfn.com/it/food_sustainability_index/
Il futuro dell’Indice
Il prezioso lavoro che ha portato allo sviluppo del FSI è solo il primo passo per far comprendere, a tutti i livelli, l’importanza della connessione tra diversi aspetti legati alla nutrizione e al cibo se si vuole davvero arrivare a un sistema alimentare sostenibile per la popolazione e per l’ambiente. L’analisi può scendere infatti in ulteriori dettagli concentrandosi sulle singole città, come è successo con l’avvio di un progetto pilota, coordinato sempre da BCFN e EIU, che si chiama City Monitor. Si tratta di un progetto pensato per identificare gli indicatori più utili al fine di comprendere il funzionamento del “sistema cibo” a livello urbano e che nella fase iniziale ha coinvolto 16 città nel mondo: da Londra a Milano, passando per Johannesburg, Tel Aviv, Mumbai e molte altre, tutte inserite in una classifica sulla base della loro sostenibilità alimentare.
Perché un cibo possa davvero essere definito “buono” non basta che sia ricco di gusto. “Il cibo italiano è tra i più buoni al mondo quando si parla di gusto, ma come sistema alimentare possiamo e dobbiamo fare meglio” dichiara Guido Barilla, presidente di BCFN. E proprio per capire quali sono i paesi con i migliori sistemi alimentari che nasce il Food Sustainability Index (FSI), l’indice di sostenibilità del cibo, presentato ufficialmente a Milano il 1 dicembre 2016 nel corso del 7° Forum internazionale su cibo e nutrizione organizzato da BCFN.
Non una semplice classifica
Tre le colonne portanti sulle quali si è basata l’analisi, svolta in collaborazione tra BCFN e gli esperti della The Economist Intelligence Unit (EIU): agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo. Valutando 58 parametri appartenenti a queste tre macro-categorie, gli esperti sono giunti alla realizzazione del nuovo indice di sostenibilità alimentare, stilando la classifica dei paesi dove il cibo rispetta sia i criteri salutistici sia quelli ambientali e sociali. “Il nuovo indice è uno strumento diagnostico, di pianificazione e di monitoraggio” sottolinea Barbara Buchner, direttore esecutivo Climate Finance-Climate Policy Initiative e membro del board BCFN, ma “la classifica finale, in realtà, rappresenta la parte minore del progetto” spiegano Adam Green, senior Editor EIU, e Lucy Hurst, direttore EIU Consulting, EMEA, che nel corso del Forum milanese hanno presentato i risultati raggiunti. “In verità si tratta di una vera e propria ‘call to action’ per tutte le nazioni che puntano alla sostenibilità e un modo per imparare dai paesi più virtuosi, quelli in cima alla classifica”.
I risultati in sintesi
In cima alla classifica dei paesi dove il sistema alimentare è più sostenibile si collocano Francia, Giappone e Canada, risultati i tre migliori sui 25 analizzati (nello specifico, 20 paesi in rappresentanza dei due terzi della popolazione globale e dell’85 per cento del PIL mondiale, più cinque nazioni provenienti da regioni altrimenti non rappresentate come Nigeria, Etiopia, Colombia, Emirati Arabi Uniti e Israele). La medaglia d’oro assegnata ai francesi è legata soprattutto alle politiche nazionali sullo spreco di cibo e al loro approccio razionale all’alimentazione, mentre Giappone e Canada ottengono rispettivamente il secondo e il terzo posto grazie alle politiche di agricoltura sostenibile e alla diffusione di regimi alimentari equilibrati. In coda alla classifica l’India che, assieme a paesi come Arabia Saudita ed Egitto, deve far fronte alla doppia sfida malnutrizione/obesità e deve migliorare notevolmente anche nelle politiche agricole e in quelle di lotta agli sprechi. L’indice si è rivelato utile anche per tracciare alcune linee di tendenza all’interno del quadro globale, mettendo in luce, per esempio, le gravi carenze di micronutrienti nei paesi a medio e alto reddito, o la crescita dell’obesità nei paesi in via di sviluppo. Tutti i dettagli si possono scoprire visitando il sito https://www.barillacfn.com/it/food_sustainability_index/
Il futuro dell’Indice
Il prezioso lavoro che ha portato allo sviluppo del FSI è solo il primo passo per far comprendere, a tutti i livelli, l’importanza della connessione tra diversi aspetti legati alla nutrizione e al cibo se si vuole davvero arrivare a un sistema alimentare sostenibile per la popolazione e per l’ambiente. L’analisi può scendere infatti in ulteriori dettagli concentrandosi sulle singole città, come è successo con l’avvio di un progetto pilota, coordinato sempre da BCFN e EIU, che si chiama City Monitor. Si tratta di un progetto pensato per identificare gli indicatori più utili al fine di comprendere il funzionamento del “sistema cibo” a livello urbano e che nella fase iniziale ha coinvolto 16 città nel mondo: da Londra a Milano, passando per Johannesburg, Tel Aviv, Mumbai e molte altre, tutte inserite in una classifica sulla base della loro sostenibilità alimentare.
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